Colloquio psicologico – Dott.ssa Sharon Brambilla

Uno spazio di ascolto dedicato a te.

Seduta psicologica

Il mio pensiero sulla psicologia

Ho sempre pensato che raggiungere uno stato di pieno benessere mentale fosse un diritto appartenente a tutti, ma sono anche conscia del fatto che perseguirlo sia esclusivamente una nostra scelta.

Sono sicura che oggi la psicoterapia arrivi purtroppo a molte meno persone rispetto a quante ne potrebbe raggiungere.

Spesso, anche se ne sentiamo il bisogno, resistiamo all’idea di chiedere supporto a chi ha gli strumenti per poterci aiutare.

Per decidere di recarsi dallo psicologo è necessario sapere che il volersi bene non è una scelta banale o scontata e che troppo spesso si tende ad affidare il proprio benessere all’ambiente circostante.

In questo modo ci dimentichiamo di quella sola persona che può sapere fino in fondo ciò che viviamo quotidianamente ed i bisogni che sentiamo provenire dal profondo: noi stessi e noi soltanto.

In questa prospettiva, il colloquio psicologico è uno strumento che aiuta lo psicologo ad aiutare chi si rivolge a lui.

Il colloquio psicologico

Che cos’è il colloquio psicologico?

La psicologia si definisce come una “talking cure”, ovvero una terapia effettuata attraverso la parola. In questa prospettiva il colloquio psicologico o di psicoterapia rappresenta un vero e proprio uno strumento di cura. Lo psicologo, come professionista iscritto all’albo professionale degli psicologi della propria regione di residenza, possiede i titoli e competenze volte proprio all’utilizzo di tali strumenti, uno dei quali è il colloquio psicologico.

Il colloquio dallo psicologo si configura come un particolare strumento utilizzato all’interno di un contesto relazionale specifico, ovvero la speciale e profonda relazione che si instaura tra la persona e il terapeuta. Lo strumento del colloquio psicologico e la relazione terapeutica sono quindi i “ferri del mestiere” più importanti che lo psicologo utilizza per raggiungere l’obiettivo condiviso e concordato con il suo interlocutore.

colloquio psicologico

Il ruolo del colloquio psicologico è inizialmente quello di comprendere a pieno la problematica portata dalla persona e insieme definire un obiettivo utile per affrontare il disagio riferito e i mezzi per perseguirlo.

A differenza però delle modalità di interazione a cui siamo normalmente abituati, il colloquio psicologico si manifesta all’interno di uno specifico contesto protetto che prende il nome di “setting”, che nel percorso terapeutico, rimane costante nel tempo per dare continuità e stabilità alla relazione.

Il setting è rappresentato sia dalla stanza all’interno della quale avviene il colloquio, sia dal contesto di reciprocità, valore e totale rispetto della privacy e della riservatezza che caratterizza la relazione tra persona e terapeuta.

Tutto questo ha l’obiettivo di permettere alla persona di sentirsi a proprio agio, di aprirsi e affrontare con fiducia e sicurezza tematiche, anche molto personali, che desidera portare in terapia.

Il colloquio psicologico ha anche un enorme valore curativo che risiede proprio nella sua natura intrinsecamente relazionale: l’essere umano nasce in un mondo relazionale e cresce nell’esperienza dell’interazione con le persone che lo circondano. La comunicazione e le sue forme sono alcune delle modalità attraverso cui entriamo in relazione con l’ambiente e le persone che lo abitano.

Nello specifico osserviamo un tipo di comunicazione chiamata non verbale, caratterizzata da gesti, postura, espressioni del volto, ecc… e una comunicazione di tipo verbale, ovvero la modalità comunicativa e discorsiva che utilizza come mezzo primario la parola.

Possiamo quindi affermare che, nel colloquio clinico, acquisiamo e sperimentiamo nuove e più funzionali forme di relazione e comunicazione, che possiamo poi estendere alla vita di tutti i giorni, che per sua natura è già caratterizzata da forme relazionali e comunicative.

Il colloquio psicologico come strumento di cooperazione tra psicologo e paziente

Gli attori che agiscono all’interno del colloquio psicologico sono quindi due:

  1. Terapeuta
  2. Paziente

Elemento spesso sottovalutato, ma di fondamentale importanza per il buon raggiungimento degli obiettivi preposti è la piena e duratura cooperazione tra questi due attori e tra le loro competenze.

Da una parte abbiamo il ruolo del terapeuta che si presenta come l’esperto della mente, delle emozioni e del funzionamento psico-fisico della persona, che ha competenze per comprendere i meccanismi psicologici e conosce strategie e tecniche per aiutare la persona ad apportare significativi miglioramenti nella sua vita.

Dall’altra parte abbiamo un ruolo di altrettanta fondamentale importanza: il paziente, ovvero l’esperto del proprio specifico e unico funzionamento cognitivo, colui che conosce i propri pensieri, le proprie emozioni e i propri bisogni come nessun’altro può fare, proprio perché sono per natura suoi.

L’obiettivo del percorso di psicoterapia è quindi un obiettivo congiunto che si basa sulla collaborazione, la comunicazione e la cooperazione tra terapeuta e cliente, ognuno dei quali porta la propria specifica competenza.

È proprio grazie a questa interazione che è possibile ottenere i risultati sperati. I risultati che si possono ottenere in un percorso di psicoterapia sono infatti frutto di una condivisione di impegno, lavoro e responsabilità.

seduta psicologo

È bene avere consapevolezza del fatto che lo psicologo non possiede bacchette magiche, tantomeno fa scomparire i nostri problemi con uno schiocco di dita. Lo psicologo potrà essere, se lo vorremo, un compagno di un viaggio alla ricerca o alla scoperta di noi stessi, ma saremo noi a dover percorrere la strada, con costanza, pazienza e determinazione.

Il suo scopo è quello di comprendere e intensificare risorse e strategie, sviluppando nuove competenze e costruendo prospettive più funzionali per apportare un miglioramento significato nelle diverse sfere della nostra vita.

Gli obiettivi del colloquio psicologico

All’interno di un percorso di supporto è bene sapere che non tutti i colloqui psicologici sono uguali e che, a seconda del tipo di colloquio, si modificano anche gli obiettivi da esso perseguiti. Nella fase inziale del percorso terapeutico il primo colloquio psicologico (o i primi) prende il nome di “colloquio conoscitivo” il cui obiettivo è, come dice il nome stesso, quello di conoscere e farsi conoscere.

Sono colloqui dedicati proprio all’instaurazione della relazione tra cliente e terapeuta e sono volti alla comprensione, attraverso domande che il terapeuta porrà, della storia di vita della persona (informazioni anagrafiche, storia personale presente e passata, storia medica, ambiente familiare, lavorativo, relazionale, ecc…), delle sue necessità, degli obiettivi che possono essere raggiunti insieme e delle modalità attraverso le quali possono essere perseguiti.

In questa prima fase del colloquio è importante anche vagliare le aspettative che il paziente ha: molti pensano allo psicologo come il professionista che può, come per magia, risolvere ogni nostro problema in breve tempo, lo psicologo come consigliere o come colui che possiede le risposte ad ogni nostra domanda.

sostegno psicologico, psicologo como

È importante sapere che queste idee relative alla figura dello psicologo non sono realistiche e che, gli strumenti che lo psicologo utilizza non hanno nulla a che fare con consigli o magiche risposte risolutive; questo significherebbe sostituirsi a noi nella presa di decisione delle scelte della nostra vita, non permettendoci di sviluppare invece quelle competenze che ci servono per saper scegliere e per diventare i migliori consiglieri e conoscitori di noi stessi.

All’interno del colloquio si apprendere proprio questo: in uno spazio di conoscenza e condivisione di pensieri, emozioni e prospettive si sviluppano strategie per diventare autonomi ed indipendenti dal terapeuta stesso e si comprende come tornare o cominciare a vivere la propria vita con maggior benessere e vitalità.

Una volta definiti gli obiettivi si passa alla parte centrale del percorso. In questa fase il colloquio psicologico si orienterà sulla comprensione della problematica che la persona riporta, alla sua storia di vita, alle dinamiche personali e relazionali che mette in campo. Questa fase lascia spazio all’acquisizione di consapevolezza, alla crescita e al miglioramento delle prospettive da cui guardiamo alla nostra vita, acquisendo parallelamente nuove e più funzionali strategie.

Vi è infine una fase finale in cui vengono effettuati colloqui conclusivi. Tali incontri sono utili per prendere consapevolezza del lavoro svolto, riconoscendo le proprie riscoperte risorse, osservando le strategie più funzionali conseguite e sperimentando un maggiore benessere.

Questi colloqui sono tipici della fase finale del percorso terapeutico e precedono il congedarsi dalla regolare periodicità degli appuntamenti. Anche a questo punto lo psicologo rimarrà comunque, se la persona lo vorrà, un punto di riferimento contattabile qualora se ne sentisse l’esigenza.

La mia vision del colloquio psicologico

La mia visione di cura attraverso il colloquio psicologico

Per descrivere questo lavoro mi piace utilizzare la metafora dell’albero:

Ognuno di noi è come se fosse un albero, che affonda le proprie radici in un terreno che lo nutre e gli permette di crescere in un certo modo. Il terreno è la nostra storia, è l’ambiente in cui viviamo e l’interazione con le persone che ci circondano.

La nostra persona è formata dal tronco da cui partono i rami e su cui crescono foglie e fiori. Ciò che nasce dai nostri rami e che colora la nostra vita sono la consapevolezza personale, le relazioni positive che instauriamo, le nostre capacità, abilità e risorse.

Il lavoro che svolgo non è orientato a potare i rami “secchi” al fine di eliminare la sofferenza o tutto ciò che sembra non farci stare bene come vorremmo; esso si concentra piuttosto sull’aiutare la persona ad utilizzare la giusta composizione di terreno, acqua e sole perché il tronco possa rimanere in salute ed i rami possano fiorire e rifiorire.

Il lavoro che amo fare è quindi non di eliminazione di parti di noi, bensì di aggiunta e cura.

dottoressa psicologa como

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